Diamoci una mano, prendendoci per mano: un nuovo capitolo per i nostri volontari sull’isola.

Continuano le testimonianze dei volontari italiani partiti a fine luglio per prendere parte ai campus di volontariato promossi dalla Fondazione Francesca Rava.

Di seguito la testimonianze di Simona, Marco e Paola:

Iniziare la giornata alle sette di mattina con una Messa non è per me una cosa usuale. Entrare in una piccola cappella di pietra e vedere posati sul pavimento sempre tanti corpi morti fa pensare. Come fanno pensare le parole che Padre Rick dice nella predica…ogni giorno tanti pensieri, che ogni giorno ti risuonano nella testa.

Non si può morire ragazzi perché non si arriva in tempo a prendere una medicina, oppure perché non si ha l’acqua pulita da bere, un tetto sulla testa che ti protegga dalla pioggia o dagli insetti o dalla sporcizia che circonda le baracche delle loro case…dobbiamo lavorare perché possano avere accesso alle stesse cose, possano vivere dignitosamente ogni singolo giorno.

E poi l’importanza della sepoltura, del saluto, dell’accompagnare con la preghiera, tutte le anime di queste persone. Affinchè non si smarriscano, non abbiano dubbi, non abbiano paura nel percorso della vita eterna.

Noi che partecipiamo alla Messa possiamo pregare per loro. Per coloro che non hanno una famiglia lì presente che li piange, per gli abbandonati sul ciglio della strada e raccolti dall’Ospedale, per i malati che non ce l’hanno fatta o i neonati che non hanno neppure iniziato il percorso della vita.

Una semplice preghiera forse non è molto, ma è comunque una cosa che ognuno di noi può fare. Ed è un INIZIO!”

Simona

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Cité Soleil, lo slum di Port au Prince è enorme, tanto che a occhio se ne perdono i confini; più che un quartiere è una città nella città, forse grande come un comune di medie dimensioni italiano. Le main street d’acceso sono poche e formano un reticolo di strade perpendicolari fra di loro, sulle quali si affacciano i lotti di Cité Soleil.

Negli slums le baracche sono una attaccata all’altra, compresse, addensate, tantissime, per terra solo pietre e polvere, che il vento alza di continuo buttandotela addosso. Viene paura solo ad affacciarsi a questi vicoli che non sai dove vanno a finire. Sulle vie principali i mezzi possono passare e proprio queste strade sono percorse ogni giorno dal camion che distribuisce acqua potabile. Con il camion-cisterna donato alla Fondazione Francesca Rava da Fondazione Mediolanum per il progetto Piccolo fratello Haiti arriviamo anche noi. Le persone attendono questo camion e sono pronte a ricevere l’acqua con i loro secchi e le loro tinozze. In un attimo si formano due file ordinate, le bocchette della cisterna, una per lato, si aprono e l’approvvigionamento inizia.

DSC_0050LEGGI QUI LA PRECEDENTE TESTIMONIANZA DI MARCO E PAOLA.

Si svolge tutto in una mezz’ora: via un secchio e ce ne è subito un altro pronto. Le donne si fanno aiutare a caricare i loro secchi pieni sulla testa, ad occhio saranno secchi da 20 litri, dopo averne riempiti 4 o 5 o anche di più e uno alla volta li portano nelle loro “case”; gli altri secchi rimangono lì vicino al camion poiché sanno che nessuno li toccherà fino al loro ritorno: è la legge non scritta dello slum, ordine e rispetto di chi vive nelle tue stesse condizioni, noi occidentali forse non ci comporteremmo nello stesso modo se fossimo in una situazione simile.

Rimaniamo nei pressi del camion e aiutiamo chi ha bisogno a caricarsi i secchi d’acqua sulla testa. E’ emozionante perché avviene tutto attraverso gli sguardi, ti guardano negli occhi per farsi aiutare, poi quando hai individuato il secchio da alzare, ci si guarda per dare il via a questo sforzo di sollevamento che necessariamente va fatto insieme e contemporaneamente, ed è sempre attraverso uno sguardo che arriva un ‘grazie’.DSC_0056

Il ringraziamento più grande è però quello che cerchiamo di rimandare a loro, è un momento dove davvero ci si sente importanti per essere riusciti in qualche modo ad aiutare queste persone.

Nel frattempo il camion è stato circondato da bambini che iniziano a giocare con l’acqua. Apparentemente potrebbe sembrare uno spreco, in realtà probabilmente è uno dei pochi momenti di festa per questi piccoli che davvero non hanno nient’altro.

Alcuni bambini si buttano su una lastra di cemento appena bagnato e giocano a scivolare come su un tappeto insaponato, altri non vedono l’ora di trovare una tinozza a portata di mano per bagnarsi a vicenda.

Assistere a questa distribuzione ti fa prendere coscienza di quanto sia fondamentale l’acqua per sopravvivere, per noi è un bene scontato, al quale non badiamo più di tanto e questo ci porta a sottovalutare quanto sia importante non sprecare acqua.

Marco e Paola