Diamoci una mano, prendendoci per mano: nuovi aggiornamenti da Michelangelo, Milena e Simona.

E’ davvero emozionante essere qui e vedere come i nostri progetti vadano avanti: al Foyer S. Louis, la struttura che accoglie 140 bambini dai 6 anni in su, dove prima c’erano i container, è iniziata la costruzione delle prime 4 casette per i bambini. E’ stata davvero una grande emozione vedere sparire il cortile dove correvano i nostri bambini e crescere le nuove case. Le bimbe sono momentaneamente alloggiate in alcuni dei dormitori container che sono stati spostati, mentre i maschietti dormono temporaneamente in uno degli edifici della scuola FWAL.

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A Francisville, la Città dei mestieri sta crescendo il terzo edificio, un grande capannone di quasi duemila metri quadri che permetterà di fare allargare il pastificio e le altre attività.

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La cappella di fianco all’Ospedale Saint Damien, dove Padre Rick tutte le mattine alle 7 celebra la messa, ha avuto la sua sistemazione definitiva ed una nuova bellissima vetrata con il Cristo risorto dietro all’altare.

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A Kay S. Germaine – la Casa dei Piccoli Angeli, il centro per bambini disabili che sorge a fianco dell’Ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien è stata completata la grande copertura dell’atrio e del cortile. Finalmente i ragazzi potranno giocare all’aperto ma in un luogo ombreggiato!

Michelangelo

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Milena e Simona fanno parte del gruppo di volontari partito nei giorni scorsi per parteciapare al campus di lavoro della Fondazione Francesca Rava.

La loro attività di volontariato si sta concentrando in maniera particolare ad aiutare i bambini ospitati presso la “Stanza dei pesci” dell’Ospedale S. Damien, la sala dei bambini abbandonati o con disabilità.

Ecco la loro testimonianza:

“Paura, senso di impotenza e di inutilità, commozione, dolore. Sono solo alcune delle sensazioni provate all’ingresso della “stanza dei pesci”. E’ la stanza dei bambini abbandonati e con handicap, gli ultimi degli ultimi. Età varie, dai piccolissimi di pochi mesi a quelli più grandicelli. Sguardi in apparenza vuoti, persi in un altrove che per noi è inconoscibile. Intercettare quegli sguardi era la nostra missione. Non avendo ancora a disposizione il materiale portato dall’Italia per l’animazione, abbiamo cominciato con la musica. Sul pc avevamo scaricato le tradizionali canzoni dello Zecchino d’Oro, quelle che abbiamo ascoltato nell’infanzia e che ci sono rimaste impresse: Il torero camomillo, il walzer del moscerino, quarantaquattro gatti e così via. Le infermiere, gentilissime, sorridevano vedendo i nostri tentativi di approccio, ma ben presto hanno cominciato a capire che non eravamo d’intralcio, ma cercavamo solo di portare se non altro qualcosa di nuovo nelle mattine scandite dai tempi e dalla vita d’ospedale di questi bimbi. E un po’ alla volta gli sguardi si sono accesi e i sorrisi aperti,  superato il timore da entrambe le parti ci siamo avvicinati, un po’ alla volta ci siamo aperti gli uni agli altri e loro hanno iniziato a seguirci nei piccoli gesti: il battimani, il girotondo, la passeggiata o il giro in carrozzella giusto oltre la porta per vedere com’è il mondo là fuori. Le ore son volate, così, quasi senza rendercene conto, ma soprattutto senza aver fatto altro che tenerli per mano, accarezzarli, consolarli nel pianto. Finchè, dopo la pappa, al suono dell’ennesimo walzer, ci si sono addormentati addosso. Ed è stato fantastico.”

Milena e Simona

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